sabato 2 febbraio 2008

Nuovo blog!

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Inchiostro ha deciso finalmente di unificare (e uniformare graficamente) il sito internet e il blog. Pertanto invitiamo tutti i visitatori a navigare sulle nuove pagine, consultabili all'indirizzo

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domenica 27 gennaio 2008

Il Valore Della Memoria

Di Francesca Macca

27 Gennaio: Giorno Della Memoria. Ritengo che il messaggio del professor Luzzato sia molto valido perchè un evento "così" non sia solo un muso triste per un giorno o un minuto di silenzio, ma divenga pura voglia di "fare qualcosa per”.

IL VALORE DELLA MEMORIA

Messaggio del Prof. Amos Luzzatto

La memoria della memoria, questa espressione sembrerebbe una “battuta” assurda o uno slogan pubblicitario. E sarebbe davvero tale, se la memoria consistesse nell’apertura di un nostro archivio segreto (individuale o collettivo, poco importa) per riportarne alla luce informazioni preziose che la trascuratezza o, peggio, la volontà di dimenticare, avrebbero tentato di occultare.
Ma non è necessariamente così.
La memoria è un possente strumento per capire e per rispondere alle sollecitazioni del presente. La guerra nei Balcani, il Medio Oriente in fiamme, il minacciato “scontro di civiltà” dimostrano che l’odio fra le genti e le stragi degli innocenti non sono una pura e semplice eredità di un passato sogno di incubi; e allora, alle nostre menti si affaccia la domanda angosciata: ma sarà sempre così, anzi, sempre più così?
La risposta implicita che abbiamo dato a questa domanda fino a questo momento era di concludere che la Shoah fosse stata a tal punto mostruosa da risultare incomprensibile con i comuni strumenti della mente umana, che fosse stata, in una parola, “follia”, sia pure follia criminale: follia degli uomini, follia di un intero popolo, follia di Hitler. E, come tale, almeno per coloro che credono nella razionalità di fondo dello spirito umano, irripetibile. Tanto da giustificare l’autentico giuramento con il quale si concludevano tutte le nostre manifestazioni: “Mai più”.
Sentiamo però che questo modo di affrontare la memoria non è più sufficiente.
Perché la nostra premessa non è scevra da critiche; la memoria non è, infatti, un supporto magnetico cui attingere dati ma è una funzione attiva della nostra mente, che sa in partenza a quale tipo di dati rivolgere la propria attenzione e quali, invece, trascurare; che sa in partenza quali sono i problemi che deve affrontare e, spesso, ha già formulato, se non proprio un giudizio definitivo, almeno delle ipotesi di risposta; e cerca “nella memorie” quei dati che possono confermare o respingere il giudizio stesso.
Possiamo dunque indicare dei cosiddetti “valori” che sono in realtà giudizi dei quali siamo già forniti a priori e che orientano il nostro modo di scavare in profondità nella memoria? Certamente, sì.
Il primo dei nostri valori si chiama civiltà ed esso significa il procedere del consorzio umano dalla legge del trionfo del più forte a quella del supporto per i più deboli, dalla soppressione del rivale o di quello che si ritiene possa soltanto chiedere alla società senza nulla dare, al principio della solidarietà.
Il secondo valore significa valorizzare la varietà umana, la ricchezza delle “altre” culture, delle altre lingue, delle altre Fedi. Esso significa la libera circolazione delle idee, senza opporvi ostacoli, neppure economici.
Il terzo valore, infine, indica il dialogo, il confronto, la trattativa, come unici strumenti che possono risolvere i contenziosi umani, proibendo, come reato, qualsiasi ricorso alla violenza.
“Memoria” significa allora scavare nel passato in modo selettivo, per cercarvi non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti, forse al contrario. E’ questa infine quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani. E’ questa che ci accingiamo a celebrare.

Chi è Amos Luzzatto…
La Stampa, 15/09/2005

Nato a Roma nel 1928, Amos Luzzato ha ricoperto la carica di presidente dell'Unione delle comunità ebraiche in Italia dal 1998 e fa parte di una famiglia di vecchia tradizione. Il nonno materno, Dante Lattes, fu uno dei principali esponenti della cultura ebraica italiana del secolo scorso e il trisavolo paterno, Samuel David Luzzatto, Shadal, fu docente al Collegio Rabbinico di Padova ed esponente italiano della «Wissenschaft des Judentums». Luzzatto ha trascorso l’adolescenza a Gerusalemme, fino al 1946, e per oltre 40 anni è stato chirurgo in diversi ospedali italiani. Come studioso ha approfondito le applicazioni dei metodi matematici alle ricerche medico-cliniche e ama farsi definire «medico-studioso di cultura ebraica». Tra i suoi scritti, spiaccano i saggi nei libri «Sinistra e questione ebraica», «Ebrei moderni», «Oltre il Ghetto», «Annali Einaudi - Storia degli ebrei d'Italia».

giovedì 24 gennaio 2008

Per colpa di chi?

[Il presente post rappresenta le opionioni di un redattore di Inchiostro e pertanto non sono per nulla attribuibili all'intera redazione]


Doretta: Ciao, perchè mi trovo qui?
Luca: Non lo so... in effetti di solito compari in un altro blog, quello di Zio Rufus...
Doretta: E' vero. A questo punto, dal momento che sono qui, potrei fungere da pretesto narrativo per il tuo post...
Luca: Credo sia un'ottima idea. Di cosa vuoi parlare?
Doretta: Che ne dici della caduta del governo Prodi?

Sono tra i pochi italiani, tra i pochissimi italiani, che stimano senza condizioni Romano Prodi e ai quali la fine del suo governo, per mano dell'ex cosiddetto ministro di grazia ed indulto Clemente Mastella, lascia non poco di amaro in bocca...

Sono certamente il primo ad ammettere i limiti di questo centrosinistra, le sue tante ca**ate, gli errori di questa armata brancaleone composta da gente troppo occupata a spartirsi le poltrone (area centro-sinistra) o a fare le verginelle dell'ideologia (area sinistra) per tentare di sistemare le cose...si poteva e si doveva fare di più...

Ma io mi ricordo di quando al governo c'era lo psiconano, delle sue ca**ate ciclopiche, delle figuracce internazionali, della combriccola di lestofanti o semplici idioti o totali teste di ca**o messe alla guida di questo paese... io mi ricordo tutto e il solo pensare che tutto questo possa tornare mi rende a dir poco nervosetto...
Perché poi questo è successo? Per la guerra? Per la lotta al precariato? Per qualche ragione etica insormontabile?

No, nulla di tutto questo.La destra (questa destra) governerà l'Italia per la prossima era geologica perché Mastella si è rivelato per quello che in realtà è: un luogo comune, l'esemplificazione del familismo amorale in salsa mediterranea, il clientelarismo fatto a programma politico, la spregiudicatezza civile e politica come unica ragion d'essere...
Lo sconforto è grande, troppo...

Però, almeno per 20 mesi, ho avuto la soddisfazione di avere un presidente del consiglio non inquisito, non piduista, senza alcun conflitto di interessi, che ha cercato di rimediare ai danni del governo precedente come poteva, che ha cercato di sanare quell'abominio che è l'evasione fiscale...
Il tutto con una maggioranza a lui ostile (tutti lo detestano e, dall'Udeur a Rifondazione, non hanno fatto altro in questi mesi che sabotare ogni mossa del governo), un'opposizione che fa il suo dovere e lo infanga dalla mattina alla sera, una larga fetta dei media contro di lui (e non parlo di critiche legittime, ma di organi di stampa di proprietà del leader dell'opposizione, il che è una cosa leggermente diversa...)...

Ok, non è che una magra consolazione. Ma, visto i precedenti e quello a cui stiamo andando in contro, ci sarà un giorno in cui rimpiangeremo tutto questo...


La matematica non è un’opinione (!?)

di Alice Gioia

Mercoledì 16 gennaio, Furio Honsell, Magnifico Rettore dell’Università di Udine, ha presentato il suo ultimo libro, “L’algoritmo del parcheggio”, nell’ambito di una conferenza organizzata da Studenti Indipendenti, alla quale hanno partecipato anche il Magnifico Rettore dell’Università di Pavia, Antonino Stella, e il professor Biffi, della facoltà di Matematica.

E si che mi ero ripromessa di non parlare mai più di matematica: cinque sofferti anni di liceo scientifico mi sono bastati. Invece eccomi qui, in un’affollata aula Foscolo, con i piedi bagnati e un block notes, ad ascoltare rapita il monologo di Furio Honsell, il Magnifico, come lo chiama la Littizzetto. Quei pochi minuti che Fazio gli riservava ogni weekend non hanno mai reso onore alla simpatia e alla loquacità nascoste dietro alle grandi lenti del professore, che ha sorpreso tutti esordendo con un’affermazione bizzarra: fare matematica è come ridere di una battuta di spirito. Ci vogliono la stessa arguzia, la stessa prontezza, la stessa capacità di mettersi in gioco e di guardare le cosa da una prospettiva diversa. Per esempio: il fine giustifica i mezzi, il rozzo no (potete pensarci su prima di ridere, tranquilli).

La chiacchierata è poi proseguita sullo stesso stile: il concetto è che la matematica è una delle esperienze cognitive più frequenti della nostra vita e, soprattutto, ha dei lati estremamente utili e divertenti. Dal risolvere problemi sulla spinta di Archimede a massimizzare il numero di monetine per pagare il caffè, in modo da liberarsi le tasche e ottenere un sorriso riconoscente dalla cassiera. Dalla divisione in parti uguali di una torta, all’aneddoto storico sulla principessa costretta a scegliere uno sposo tra tre candidati, i quali però gli venivano presentati uno alla volta, per cui la scelta del primo precludeva gli altri due e viceversa (insomma, la versione medioevale di Next!, uno di quei programmi assurdi di Mtv…). Su questo modello infatti si basa il problema cruciale, da cui il titolo del libro: riuscire a parcheggiare la macchina senza vivere l’angosciante esperienza dell’Indecisione cosmica, che ti porta a scartare il primo parcheggio disponibile, salvo poi ritornare a cercarlo fiduciosi e trovarlo occupato da un’altra auto.

La soluzione ovviamente non ve la dico, andate a leggervi “L’algoritmo del parcheggio”, edito da Mondadori. Anche perché, e concludo con l’osservazione del professor Biffi, il ricavato sarà devoluto in beneficenza: come sottolinea la dedica all’inizio del libro, ci sono ancora troppe “piccole x” che non hanno potuto diventare grandi matematici, perché vittime delle ingiustizie del mondo, che li hanno privati e continuano a privarli di una vita e di un’istruzione dignitosa.

Lettera dei professori della Sapienza, la vicenda continua

Sulla Stampa di oggi viene pubblicata un’interessante intervista a Luciano Maiani, ordinario di fisica teorica all’Università di Sapienza di Roma ed ex direttore del CERN di Ginevra e presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.
Sarebbe stato designato alla guida del CNR da una commissione scientifica voluta da Mussi per valutare 40 curricula ed evitare una “designazione politica”, ma, in seguito alla pubblicazione della “lettera dei 67 professori” (di cui fa parte), la sua scelta è in sospeso perché la commissione vuole tempo “per chiarire”.

Nell’intervista Maiani chiarisce che la lettera è stata scritta a novembre, ma «è stata diffusa dai giornali due mesi dopo, in tutt’altro contesto e facendola passare come un’iniziativa per non far parlare il Papa all’università».

«Questo è sbagliato nel merito –aggiunge il professore- e fortemente riduttivo nel discorso che noi volevamo fare. Io sono per l’assoluta libertà della scienza, non per mettere il bavaglio a chicchessia, meno che mai al Papa».

Le Commissioni parlamentari hanno un mese per decidere e la disinformazione galoppa ancora.

Se da un lato va dato un punto a favore di Mussi per l’iniziativa della commissione scientifica, dall’altro bisognerà fare attenzione alle prossime mosse dei parlamentari affinché non si verifichino quegli strani fenomeni di “accordo bipartisan” comandati dall’alto.

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Leggi l'intervista.
Leggi la lettera

mercoledì 23 gennaio 2008

"Il principio della laicità dello Stato non è negoziabile", Mussi, febbraio 2007

(Rivisto il 24/1)

Siamo ai limiti del paradossi. Malgrado abbia passato più tempo a distinguersi dai centristi e dai cattolici della coalizione anziché svolgere il suo lavoro, il ministro dell’Università Fabio Mussi rinnega ora questa sua prerogativa difendendo il Papa e non i 67 professori e gli studenti che hanno manifestato la loro avversione alla partecipazione del Pontefice all’inaugurazione dell’anno accademico alla Sapienza (ricordiamo che la lettera dei professori espone civilmente la loro contrarietà)

In un intervento parlamentare il “coso rosso Mussi” ha tenuto a esprimere «un parere personale sincero ed autentico».

«Quando il rettore Guarini ha chiesto al Ministro di partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico - cerimonia nella quale era stata prevista la presenza del Papa che avrebbe preso la parola - ho accettato immediatamente l'invito ed ho ritenuto non solo giusta la presenza del Ministro, ma interessante poter partecipare ad una cerimonia, ad una manifestazione, nella quale una grande personalità come quella di Benedetto XVI avrebbe preso la parola» e –leggendo questo comunicato- si può ipotizzare che avrebbe abbassato il capo davanti al pontefice, come tanti altri suoi colleghi.

Difficile condividere le posizioni del Ministro a proposito di dialogo e disponibilità al confronto pensando a un personaggio come Benedetto XVI e i suoi vicini collaboratori –nella fattispecie Ruini- che dialogano a diktat, interferendo con dichiarazioni ad hoc nel dibattito politico-sociale italiano. Difficile condividere le posizioni sul confronto e sul «al rapporto tra concezioni, visioni, teorie, filosofie e religioni diverse», quando gli stessi personaggi esprimono dei punti di vista poco aperti. Ne abbiamo un esempio recentissimo (vedi Ruini a proposito di legge 194 e di divorsi “rapidi”), malgrado tutte le cose dette nei giorni prima.

Il comunicato di Mussi continua ricordando altre occasioni passate durante le quali i pontefici hanno partecipato a cerimonie negli atenei italiani: «È normale, -dice il ministro- è naturale e fa parte della storia il fatto che anche le grandi autorità religiose prendano la parola all'università e si confrontino con quelli che la pensano legittimamente in modo diverso e ne contestano anche le tesi», rinnegando l’attitudine laica che l’ha portato alla scissione (e anche la frantumazione di zebedei con i suoi distinguo e le sue dichiarazioni). Al ministro sembra naturale che in Italia il Papa intervenga nei luoghi della scienza, e magari sembra anche naturale chiamare “confronto” la lettura pubblica di un testo (che non corrisponde proprio a un dibattito con persone “che la pensano legittimamente in modo diverso”).

«Il principio della laicità dello Stato non è negoziabile perché questo tema ha a che fare con la libertà. La Chiesa merita rispetto ma un grande partito deve comunque mantenere la sua autonomia intellettuale verso tutti», dichiarava nel febbraio 2007, mentre a distanza di un anno afferma che «non è un attentato al principio di laicità il fatto che il Papa possa prendere la parola» alla Sapienza.

Nemmeno come individuo, quindi non come rappresentante delle posizioni ufficiali governative, Mussi ha saputo esprimere un distacco da quanto avvenuto, criticare la scandalosa strumentalizzazione politica avvenuta ai danni dei professori. Ha saputo però deviare dalla linea caratteristica della Sinistra Democratica, a scapito di quanti credevano ancora nel suo progetto...

lunedì 21 gennaio 2008

Due pensieri sulla mancata visita del Papa all'Università La Sapienza

Tolleranza "all'italiana"

di Paola Cabutto

Perchè manifestare contro la visita del Papa all’Università La Sapienza di Roma in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2007/2008?
Perché impedire ad un luminare della cultura, perché tutto si può dire di Papa Benedetto ma non che non sia un uomo di elevata cultura, di inaugurare un anno accademico in un’Università che si presume debba essere luogo privilegiato per l’espressione della cultura stessa?
Perché fare della facile ironia sulla figura umana di Joseph Ratzinger quando per persone molto meno interessanti e più spaventosamente ignoranti si stendono tappeti rossi?
Perché, invece di chiudersi sulle proprie posizioni, i giovani dell’ateneo romano, e dolorosamente bisogna anche menzionare alcuni docenti che hanno dimostrato un’ottusità stratosferica, non hanno accettato un confronto aperto e sereno con il Pontefice?
Pensavano che Ratzinger si sarebbe presentato con la guardia svizzera e avrebbe sequestrato tutti occupando l’ateneo per ottenere il più alto numero possibile di conversioni?
Non penso che il Suo intento fosse esattamente quello; semplicemente poteva essere un’occasione per una lettura in chiave cristiana dell’istituzione universitaria e di incoraggiamento per chi ancora oggi, nonostante le discriminazioni messe in atto da questa nostra società che si professa aperta al dialogo, alla tolleranza e all’accettazione, crede in Dio, per chi ha una fede salda costruita su principi che vanno aldilà dell’uomo Ratzinger ma che trovano piena espressione nella figura papale.
Un’ultima riflessione sulle autorità chiamate in causa per questo fatto di cronaca: perché se il Presidente Napolitano, il Rettore dell’Ateneo romano e altre personalità politiche e non hanno espresso “rammarico e indignazione” per questa vicenda, non sono intervenuti prima che questa decisione venisse presa?
La situazione è tipica delle istituzioni italiane: è inutile “piangere sul latte versato” ma forse bisognerebbe iniziare a riflettere…

Mi si nota di più se vengo e resto in disparte o se non vengo per niente?

di Luca Restivo

Non dico che su questa faccenda del Papa sento puzza di bruciato perché mi sembrerebbe poco carino richiamare alla mente Giordano Bruno proprio in questa occasione, ma di certo ho come l’impressione che la realtà sia dannatamente più complessa di quanto possa apparire.

Innanzitutto, alcuni dati di fatto che non possono essere esclusi dalla discussione:

  1. seppur descritte dai giornalisti quasi si trattasse delle truppe di Rommel pronte alla campagna d’Africa, chi il Pontefice si sarebbe trovato davanti alla Sapienza non sarebbe stato che una folla di persone che legittimamente (legittimamente) esprimeva il suo diritto di protesta con armi letali quali cartelli di cartone e maschere di plastica fino a prova contraria la possibilità di manifestare è ancora contemplata dalla Costituzione e, per quanto ricordo, nessun comma bolla come illegale la contestazione ad un Pontefice
  2. la citazione più citata del pianeta, ovvero quella di Voltaire (“non sono d’accordo con te ma mi farò uccidere per far sì che tu possa esprimere la tua opinione”) non c’entra nulla con questa storia, con buona pace dei giornalisti del “Foglio”. Non c’entra nulla per due motivi:
    1. il Papa aveva il pieno diritto di parlare
    2. i manifestanti avevano il pieno diritto di parlare
  3. alcuni autorevoli commentatori sostengono che mentre in U.S.A. il presidente iraniano Ahmadinejad può parlare all’università, in Italia il Papa non può farlo per via di un clima ostile concludendo che quindi siamo un paese poco libero. Il che è certamente vero, ma per altri motivi, che fanno rima con “–usconi”. Il Papa infatti poteva tranquillamente venire in facoltà (usando la metro, linea Blu) e tenere il suo discorso, ma per sua volontà (e solo per sua volontà) non ha voluto.
Ora, please, usiamo un po’ di memoria.

Nemmeno una settimana fa, dopo un incontro con Veltroni, Ratzinger rilascia una nota dove evidenzia il degrado in cui versa la città di Roma. Il giorno dopo (il giorno dopo!), come se fosse un berlusconi qualsiasi, parte la smentita, ma la frittata ormai era fatta, così come la dimostrazione di forza nei confronti di Walter. Ora, sfruttando un’occasione preziosissima servitagli su un piatto d’argento, gli ambienti del Vaticano hanno fatto fare una figura a dir poco barbina anche al governo Prodi, finendo per di più dalle parte delle vittime.

Chissà perché, ma con il clima che si è creato (o meglio, che qualcuno che capisce come funzionano i media e che bazzica il Vaticano ha creato ad arte…) credo che nei prossimi mesi gli attacchi alla 194 e leggi simili si faranno sempre più insistenti e le voci contrarie sempre più flebili…