domenica 30 dicembre 2007

Nuovi concorsi per i ricercatori e un'agenzia di valutazione

Sembra che qualcosa si stia muovendo e che, con l’anno nuovo, qualcosa di positivo possa accadere nel mondo universitario italiano. Dopo aver creato il suo nuovo giocattolo, la “Sinistra democratica” e essersi unito al gioco di altri colleghi con “La Sinistra – Arcobaleno”, il ministro dell’Università Fabio Mussi torna al lavoro occupandosi di ciò di cui dovrebbe occuparsi quotidianamente. Venerdì 28 dicembre infatti il Consiglio dei Ministri ha approvato il dispositivo che riapre le selezioni per accedere ai ruoli dei professori associati e ordinari (previsti 4.000/4.200 nuovi ricercatori entro il 2009), bloccate da due anni e la nascita dell’ Anvur.

L’Anvur sarà un’agenzia di valutazione degli atenei italiani. Selezionerà i più produttivi che –conseguentemente- riceveranno più fondi a scapito degli altri atenei meno efficienti.

Si spera che l’Anvur potrà risolvere il problema dei fondi destinati alla ricerca che, come mostra un’inchiesta de “l’Espresso” (leggete qui), vengono ‘sprecati’ essendo devoluti a atenei e ricercatori che non fanno ricerca. Alla faccia di tutti quelli che accusano i tagli di fondi alla ricerca da parte de governo.

Tuttavia il ministro Fabio Mussi continua a non convincere malgrado la riapertura dei concorsi : l’Andu (Associazione nazionale docenti universitari) giudica che le nuove regole per i concorsi universitari non siano ‘rivoluzionarie’ come vorrebbe il ministro, in quanto non fanno altro che ripristinare legge 210 del 1998 con una variazione: «a un posto bandito corrisponderà un solo vincitore. Non esisterà più il sistema delle idoneità». Secondo l’Andu: «la nuova legge sui concorsi in discussione alla Camera lascia intatta la divisione della docenza universitaria in tre ruoli (non distinguendo tra reclutamento e progressione di carriera), introduce la libera docenza a termine, gestita dai gruppi dominanti a livello nazionale, e salvaguarda la cooptazione locale».

venerdì 21 dicembre 2007

Concorso Vita Nòva

Vi proponiamo un concorso indetto dal Sole24Ore, Vita Nòva.

Immersi in una grande trasformazione, dall’epoca industriale all’era della conoscenza, gli italiani hanno bisogno di raccontarsi. I protagonisti del cambiamento sono imprenditori, visionari, intellettuali, artisti. Gli oggetti del cambiamento sono i prodotti, i servizi, le idee, le opere d’autore.

La vita quotidiana è un quadro che muta, come il paradigma che le conferisce direzione e senso. Tutti hanno storie da raccontare per elaborare la grande trasformazione. Molti, speriamo, le vorranno condividere con il pubblico di «Nòva24». Nella chiave peculiare di «Nòva24»: mettendo al centro la persona, la sua capacità di innovare, tesa a cambiare il mondo in base al sogno, molto concreto, di poterlo migliorare.

Già. Perché VitaNòva non è solo un concorso. È un vero e proprio forum al quale tutti sono invitati a partecipare. Con testi, foto, video, audio che possano raccontare in breve che cos’è l’innovazione e chi è l’innovatore. Per contribuire a diffondere l’idea che proprio concentrandoci sull’innovazione possiamo guardare al passaggio storico nel quale siamo, appunto, immersi, con un poco di ottimismo.

I partecipanti a VitaNòva racconteranno l’innovazione con opere che siano pensate per essere utilizzate in rete, diffuse, richiamate, riproposte: una sorta di campagna di promozione virale delle storie che possono cambiare il mondo. Con ironia, o con crudezza, o con realismo.

Lo stile narrativo dovrà catturare l’attenzione e muovere le coscienze. Perché stiamo cercando di richiamare le persone sensibili alla consapevolezza che è tempo di reagire, costruttivamente, alle difficoltà che viviamo: lavorando per una qualità dello sviluppo più decente, più intelligente, più orientata al lungo termine.

E, naturalmente, VitaNòva è anche un concorso. Che parte oggi e si chiude il 31 gennaio 2008. In palio premi tecnologicamente avanzati che saranno assegnati da una giuria di esperti.

Ma quello che conta è partecipare: perché in questo modo chi crede nell’innovazione e sa quanto ci sia bisogno di sostenerla, ogni giorno, vince di sicuro. Gli innovatori italiani si sentono spesso soli di fronte alle difficoltà che il contesto impone. Ma non sono soli. Sono molti e di grandissima bravura. Raccontarli, raccontare le loro idee, raccontare i risultati che generano ha un valore sociale enorme. E il pubblico attivo spesso dimostra di essere il migliore narratore di se stesso. Può farlo anche con VitaNòva. Buona creatività!

domenica 16 dicembre 2007

Dei pericolosi giovani intellettuali sovversivi


A “Generazione zero”, la rubrica di Annozero gestita da Beatrice Borromeo, se ne sono viste delle belle il 6 dicembre.

Il tema della puntata era “Libera o occupata”, e si riferiva alla Rai, al sistema televisivo italiano e alla censura. Per la sua rubrica personale dedicata ai “giovani” la Borromeo di solito invita giovani impegnati in partiti o in associazioni, generalmente tutti giovani impegnati e conoscitori del tema, testimoni o protagonisti malgrado loro. Questa volta aveva con sé i Gemelli DiVersi.

Il DJ THG (34 anni), Strano (36), Thema (35) e Grido (28, fratello di J Ax dei furono Articolo 31), eccoli i giovani della puntata. Il merito di essere invitati in qualità di “giovani” e “esperti” del tema? Hanno scritto una canzone che si chiama “Istruzioni per l’illuso” (trovate qui il testo) che, a detta della Borromeo, «è una critica veramente feroce alla televisione italiana». Allo stesso tempo ci fa capire un po’ gli stardard culturali della biondina).

«Siamo ridotti al punto che per trovare un po’ di informazione vera bisogna stare ad ascoltare le parodie dei comici, […], bisogna lasciarsi informare da quelli che fanno cabaret, mentre quelli che fanno informazione fanno ridere». Delle parole che incendiano la discussione, parole di fuoco, o meglio di “Fuego” (loro album del 2002).

Alla Borromeo giunge un suggerilmento dalle quinte (sembra Ambra a “Non è la Rai”), una timida domandina al dj THG, forse l’unica buona della rubbrica della puntata: «Però voi ci lavorate anche in televisione, in un certo senso, usufruite di questo mezzo».

Lo sventurato rispose: «Bisogna stare all’interno del meccanismo per poterlo combattere». A queste parole si sente un’esplosione, “Boom” (oltre tutto titolo del loro ultimo album).
Loro danno un contributo “piccolissimo”, per ammissione dello stesso sventurato «per smuovere le coscienze». A questo punto si capisce perché Thg sta dietro i piatti e non canta. Grido osa di più: ormai i nuovi reality show sono quelli delle telecamere di sicurezza, dice denunciando questo pesante clima da “Grande fratello” orwelliano. Ci si chiede perché anche lui non faccia il dj.

Poco dopo è ancora il “fratello di” a fare paura alla politica italiana con i suoi toni indignati e le critiche pungenti. Oramai il danno è fatto, ecco il sistema sconvolto dall’interno proprio da loro che –ricordano- sono stati vittime ingiuste della censura di “Top of the pop” su Italia Uno. Questo malgrado facciano “solo cronaca” senza lanciare accuse, dice quello che porta gli stessi orecchini della vecchietta del piano di sopra. Così, se prima si censuravano i f**k e i b***h, ora si censurano i M**a e i C****a (Mora e Corona, dei quali sembrerebbero amichetti).

Dulcis in fundo: per chi non lo sapesse o non se lo ricordasse, i Gemelli DiVersi sono (o meglio erano) i presentatori di “Pimp my wheels” su Mtv, un programma non proprio educativo ma comicissimo per il suo carattere ridicolo. Tra qualche “bella lì” e qualche "dai zio", i GdV coi loro malefici aiutanti prendevano dei motorini scassati che venivano truccati, colorati appiccicandogli sopra qualche optionals adatto al personaggio: ad esempio a una studentessa di medicina le avevano aggiunto una valigetta del pronto soccorso, a uno snowboarder un porta-snowboard a mo’ di alettone posteriore. E non finisce qui, ai titoli di coda si poteva leggere (se si fosse stati abbastanza rapidi) che i motorini così truccati non potevano circolare liberamente. Bella fregatura, come il loro intervento ad Annozero.

Alla fine, il valore della rubrica in questa puntata? Dite un po' voi...



Tanto per rinfrescarvi le idee...

sabato 8 dicembre 2007

Dove finisce l'autorità
Il "Confine di Stato" secondo Simone Sarasso

Giaceva sulla scrivania della redazione da prima delle vacanze estive, intoccato e dimenticato dalla fretta, gli esami, le partenze e le assenze...Una dimenticanza che non si addiceva a questo libro, da non trascurare.

È il libro d’esordio di Simone Sarasso, giovane (classe 1978) autore di ‘Confine di Stato’, volume recentemente ripubblicato per i tipi della Marsilio.
Quattrocento e più pagine che potrebbero scoraggiare ma che, una volta sfogliate, non possono lasciare indifferenti.

Passandole in rassegna si nota subito una ricchezza diversa. I fumetti e i font ineguali ne mostrano solo una piccola parte. All’interno si mescolano gli stili: il narrare fitto fitto da thriller, i dispacci d’agenzia, le corrispondenze, gli articoli di cronaca, dialoghi hollywoodiani. In questo modo ‘Confine di Stato’ diventa un esempio di “register juxtapposition”, ovvero una sovrapposizione di stili, un mosaico.

E anche a livello narrativo è un mosaico o meglio un puzzle da comporre.

Si inizia con stralci di giornale e narrazioni in prima persona dei testimoni di un’autobomba a Milano, per poi spostarsi nello spazio e nel tempo a Roma, negli anni Cinquanta, per scoprire che l’Onorevole Mele non è nulla di nuovo nella storia dei democristiani italiani. Ci si immedesima prima in un commissario, subito dopo in un giornalista e poi un poliziotto speciale, i principali protagonisti in una vasta rete di comparse.
Procedendo con agilità nella lettura il puzzle si compone, qualcosa diventa più chiaro e (lo confesso) bisogna interrompersi ogni tanto per curiosare su Wikipedia o le puntate di “Blunotte” per vedere che molti fatti sono reali. Fortunatamente i dialoghi da film d’azione ci ricordano che tutto vero non è.

Alla fine delle pagine il libro non termina lì. Trionfo dell’intertestualità, si sente il bisogno di sfogliare qualche libro della storia segreta d’Italia e aspettare l’uscita del secondo, e poi il terzo, tomo dell’opera sarassiana.

Non sarà certo della letteratura alta (in fondo, il noir non lo nasce), ma la varietà dello stile e l'opera di riscrittura di Simone Sarasso vanno premiati per il lavoro e la passione, e dimostrano ancora una volta che il giallo in Italia ha un buon terreno di crescita.
Sarà anche un po’ colpa della storia nascosta del nostro paese?

(and.giamb.)

NB: il libro è nella cinquina dei contendenti del prestigioso Premio Scerbanenco.